INSIDE OUT 2

di Kelsey Mann, Usa, 2024, 96’ È un enorme successo – non solo per bambini, ragazzi, famiglie, ma per tutti – il sequel di un film di animazione che anni fa fece scalpore, per come riusciva a unire divertimento per bambini e riflessioni anche complesse per adulti. Anche Inside Out 2 non è da meno e risulta prezioso per come parla delle fragilità e imperfezioni dei giovani, che infatti accorrono non solo per scoprire i personaggi amati da bambini nel primo film.

La protagonista Riley è cresciuta: ha compiuto 13 anni ed è ormai una vera adolescente, in procinto di entrare al liceo. E ha anche una bella occasione sportiva: il campus estivo della squadra femminile di hockey del liceo, cui partecipare insieme alle sue due amiche del cuore, Grace e Bree. Ma la notizia che le due amiche non faranno la stessa scuola e quindi che le loro strade si separeranno, destabilizza la ragazza che reagisce in quei tre giorni snobbando le antiche compagne  e “buttandosi” sul gruppo delle giocatrici della squadra, sperando siano il suo futuro.

Il fatto è che, crescendo, aumentano le sue emozioni che avevamo imparato a conoscere “dall’interno”, personificate in modo esilarante e travolgente. La pubertà scatena un terremoto nella sua testa: divertente la scena dell’entrata in campo di una squadra di demolizioni che distrugge tutto ciò che c’era prima per creare una “nuova lei”; e così, nella finzione fantastica, viene distrutta la vecchia “console” di gestione delle emozioni e ne viene montata una molto più grande. A Gioia, Rabbia, Paura, Disgusto e Tristezza, si aggiungono Ansia, Imbarazzo, Invidia e Noia (o meglio, Ennui: una delle grandi invenzioni del film). E saranno proprio queste quattro, guidate dalla prima, a prendere il controllo della situazione fino ad esiliare le cinque precedenti. Che ovviamente non ci stanno, in particolare Gioia.

Se il primo film spiazzava per l’inventiva degli autori e per la sensibilità di mostrare le dinamiche infantili e genitoriali con la trovata delle emozioni personificate, ma con il sospetto che ci fosse un certo determinismo nella rappresentazione umana, in questo secondo episodio non si parla più solo di gioia o tristezza, bensì di chi si è veramente. Il punto è infatti la costruzione del “Senso di sé”, forse rinnovato con l’inizio dell’adolescenza. Stavolta i genitori sono sullo sfondo, ci si concentra sulle amiciziee sul costante senso di inadeguatezza, ma le scene più profonde e vere riguardano ancora mamma e papà (che devono sopportare con pazienza le mattane di un’adolescente in preda al caos interiore); e il sospetto che siano solo le emozioni a determinare le scelte umane è spazzato via dalla considerazione, che farà proprio Gioia, che le sue buffe “emozioni” potranno solo accompagnarla, assecondando le libere decisioni di Riley, che attraverserà una fase turbolenta e affascinante con mille pulsioni contraddittorie. Sono le meravigliose sfaccettature di una ragazza che, dopo aver chiesto perdono alle amiche di sempre, imparerà forse ad accettarsi per quello che è.

Antonio Autieri
Critico cinematografico
Direttore di sentieridelcinema.it

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