Pubblicazioni

2024

il mondo visto da qui

Gli adolescenti che don Claudio incontra da più di vent’anni – nel carcere minorile Beccaria di Milano e nella comunità Kayròs di Vimodrone, dove abita – si muovono all’interno di uno spazio non più innocente: sono giovani smarriti e pieni di paure, in cerca di un adulto capace di ascoltare e che sappia, con credibilità, trasmettere il senso del vivere.

Don Claudio prova qui a riflettere su cosa significhi educare oggi, al tempo delle baby gang. Con l’esperienza maturata, il cappellano è convinto che gli adolescenti non siano poi così cambiati rispetto al passato: nelle loro parole, nella musica e nei gesti violenti c’è ancora quella domanda di autenticità e di senso che appartiene all’uomo di ogni epoca. A cambiare sono stati, piuttosto, gli adulti, sempre più inclini a un giudizio negativo verso i giovani e alla loro criminalizzazione. Secondo don Claudio è arrivato il momento, soprattutto per l’adulto, di assumere uno sguardo nuovo sull’universo giovanile, uno sguardo d’amore, che spesso è tutto ciò di cui questi ragazzi hanno bisogno.

2024

non vi guardo perchè rischio di fidarmi

Non è la paura dell’arresto nemmeno il terrore del carcere a scoraggiare un ragazzo dal commettere reati; un adolescente cambia se si sente investito di fiducia, se incontra un adulto affidabile capace di offrire reali opportunità di crescita. 

È finalmente arrivato il momento di immergersi nella lettura dell’ultimo lavoro di don Claudio, ”Non vi guardo perché rischio di fidarmi”, un viaggio emozionante tra le storie dei suoi ragazzi, attraverso il cammino imprevedibile e rischioso della fiducia, il solo capace di alimentare la speranza educativa.

 

2017

IN VIAGGIO VERSO ALLAH

“Ciao Burgio. Stammi bene e prega Allah che ti dia la sua retta via e ci guida verso sé nella luce inshallah il paradiso…”

È il tuo ultimo messaggio, Monsef. 

Me l’hai consegnato sul cellulare attraverso il linguaggio sintetico e freddo di un sms; porta la data di sabato 17 gennaio 2015, l’ora è ferma sulle 14:24, da allora non ti ho più sentito, né visto. 

Sei partito all’improvviso, insieme con Tarik, destinazione Siria, sei diventato combattente di Daesh, il più giovane jihadista partito dall’Italia alla volta dell’autoproclamato e sedicente Stato islamico. 

Stento ancora oggi a crederci. 

Abbiamo abitato a lungo nella stessa casa, nella comunità Kayros di Vimodrone, qui ti ho accolto quando avevi poco più di 15 …

I destini di don Claudio e di Monsef si sono intrecciati per sempre.

Dall’intensa esperienza umana, oltre che formativa, dal sacerdote scaturisce una lunga lettera, inviata idealmente a Monsef, per entrare senza reticenze nel dramma di questa storia e, al contempo, invitare a riflettere sul senso dell’educare e del trasmettere la fede in Dio.

2014

Figli perduti e ritrovati

La parabola dell’uomo che aveva due figli mi appartiene da sempre.

Mai avrei pensato di poter rileggere oggi questa parabola delle parabole, questo vangelo nel vangelo, attraverso gli occhi, i volti e le storie dei ragazzi incontrati nel carcere minorile Cesare Beccaria di Milano e nelle comunità di accoglienza Kayros in cui abito.

Don Claudio Burgio

Bisogna tornare a occuparsi dei giovani più che a preoccuparsi di loro.

Le nuove generazioni hanno bisogno di adulti che facciano gli adulti e che non coltivino, in modo irresponsabile, il mito dell’eterna giovinezza.

Ma i ragazzi difficili, come i ragazzi più normali che vivono all’ombra del campanile, hanno bisogno anche di amici, di fratelli maggiori con cui mettersi in dialogo.

Il giovane della parabola non ha trovato questo fratello; per questo, nonostante l’amore sconfinato del Padre, la parabola ci lascia un po’ di amaro in bocca.

Vorrei rivolgermi non solo agli adulti, ma anche e in particolare, ai giovani e riaffermare che non possiamo dirci veramente cristiani se eludiamo la domanda di Dio: Dov’è Abele, tuo fratello?, se non ci apriamo a quell’atteggiamento che papa Francesco chiama la cultura dell’incontro.

(dalla prefazione del card. Dionigi Tettamanzi).

2014

Ragazzi cattivi, le nostre storie

Non siamo ancora maggiorenni e abbiamo già conosciuto la paura, la violenza, la solitudine e la prigione.

Dal carcere minorile alla speranza nel futuro.

Le nostre storie vere di coraggio e di rinascita.

Sette storie vere raccontate in prima persona dai ragazzi cattivi di Kayros, la comunità di accoglienza fondata e diretta da don Claudio Burgio.

2010

Non esistono ragazzi cattivi

Li chiamano ragazzi a rischio, bulli, delinquenti, ragazzi di strada, giovani devianti, mostri: per me sono ragazzi e basta.

Ragazzi trasgressivi che, abbandonati a se stessi, sconfinano in comportamenti antisociali e perdono il controllo della loro impulsività fino a diventare pericolosamente violenti; minori che tentano di soffocare dentro il dolore che li accompagna da quando sono nati.

Mentre buona parte dell’opinione pubblica e la coscienza collettiva li bolla con orrore e ribrezzo favorendo l’incremento di un giustizialismo della peggior specie, io continuo a guardarli con quella pietas che non è commiserazione distaccata, ma è un sentimento realmente evangelico di intima consonanza con il dolore dell’altro che diventa tuo.

Li incontro nel carcere minorile Cesare Beccaria di Milano e nelle comunità di accoglienza Kayros, li ascolto nei colloqui personali, per strada.

Con quella tremenda voglia di gridare al mondo il loro esserci, sono diventati i miei compagni di viaggio, coloro che Dio ha messo sulla mia strada perchè io imparassi ad amare e a lasciarmi amare: coloro che, senza saperlo, mi annunciano ogni giorno la gioia del Vangelo e mi aiutano a credere.

Sono angeli sul mio cammino.

Sono cuori violenti spesso per disperazione.

Più vado avanti, più mi convinco di una cosa: non esistono ragazzi cattivi.

2003

Kayros, un nome, un progetto

Queste pagine nascono da incontri, non sono pensieri codificati ed immutabili; sono più semplicemente pensieri sparsi, che porto con me ormai da diversi anni che rappresentano quel poco che credo di avere intuito nel campo educativo.

Non c’è pretesa di sistematicità, né intendo far riferimento a modelli pedagogici appresi dai libri.

Quello che spero di aver imparato e tento di comunicare qui per iscritto, è ciò che ho attinto dalla frequentazione assidua del Vangelo; in esso ho cominciato a leggere me stesso e gli altri; nella figura di Gesù Cristo ho scoperto la bellezza dell’educare ed ho imparato a leggere ogni croce come un Kayros.

Nel consegnare queste pagine, vorrei trasmettere quelle linee e quei contenuti pedagogici sui quali ci siamo ritrovati, come fondatori dell’Associazione, e sui quali costruire l’identità comune del nostro agire educativo.

Ci animi sempre una grande com-passione educativa e ci dia il Signore la possibilità di essere Kayros, tempo opportuno per chi ci incontra, strumento umile e semplice del Suo Amore per l’umanità.

Possa ogni ragazzo essere accolto come dono di Dio, protagonista di questa Storia più grande di noi.

Don Claudio Burgio