Il valore educativo della montagna

Lunedì 28 agosto partenza per Valles in val Pusteria.

Presenti 45 ragazzi di Kayros, 27 adulti tra educatori, coordinatori, Giusy, don Claudio, Guido e i volontari.
Tutti in una stessa casa vacanze dove insieme quotidianamente si preparano i pasti, si apparecchia e sparecchia, si pulisce e si partecipa alle attività. Una famiglia composta da 82 persone che si sono conosciute, aiutate e hanno partecipato insieme alle avventure della giornata.

Così l’ha definita Giusy, cofondatrice di Kayros, una “famiglia” che per le vacanze si fa compagnia, attraverso proposte educative che riguardano tutti e dove ognuno fa la sua parte.
Ogni giornata era scandita da diverse proposte di attività: la gita a Bressanone, il rafting, il parco avventura, mountain bike in montagna, piscina… la gita tutti insieme al lago di Braies.

La prima sera i ragazzi hanno incontrato l’ex ministro Cartabia e la sua scorta. Tante sono state le domande e i punti di dialogo in merito alla giustizia, all’essere poliziotti, ed è stato così vivo il dialogo che i ragazzi non hanno nemmeno chiesto di uscire dopo l’incontro.
Marta Cartabia è stata 3 giorni in montagna come volontaria e a preparare i pasti per i ragazzi di Kayros.

Tutta la comunità era molto colpita dalla sua disponibilità e dal suo desiderio di conoscere ciascuno.
Le attività e i momenti di routine della giornata erano accompagnati dalla storia di don Puglisi. Don Claudio ha voluto proporre a tutti di conoscere questo uomo attraverso un film che narra la sua storia. Un pezzettino ogni giorno, e i ragazzi si sono incontrati divisi per comunità o per età in modo che nella Koiné dell’ultimo giorno avrebbero portato attraverso i portavoce il loro pensiero in merito alla figura e alla storia del sacerdote palermitano.

Gli educatori per aiutarli a entrare nel merito pongono domande per capire cosa li ha colpiti della storia di Puglisi. A un tratto un’educatrice riprendendo un pezzo del film in cui il protagonista per entrare in relazione con i ragazzi più piccoli li invita a giocare a calcio in parrocchia, chiede “E voi a cosa giocavate da bambini?”. Molti rispondono: “Io non ho mai giocato” oppure “Spacciare fin da piccolo è iniziato come un gioco”.

Ecco perché gli occhi brillavano in questi giovani di 14 o 18 anni facendo rafting, oppure si bloccavano con le mountain bike nelle discese in montagna, perché non sapevano come frenare correttamente.

Li chiamano delinquenti ma i nostri ragazzi sono giovani che hanno commesso reati ma sono anche persone a cui brillano gli occhi quando possono vivere un momento avventuroso e sono anche quella voce strozzata che racconta che da piccoli non hanno mai giocato a nulla.